Autocombustione e Charles Dickens
- Cristian Scalambra
- 13 set 2024
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 26 dic 2024
È il 14 marzo del 1731 quando la contessa Cornelia Zangheri Bandi, nonna del futuro papa Pio VI, si ritira nelle sue stanze. La mattina seguente, la sua dama di compagnia bussa alla porta per svegliarla. Non ricevendo risposta, decide di entrare.
La prima cosa che la colpisce è il denso fumo che riempie la camera unito a un odore sgradevole e soffocante. Mentre la donna raggiunge la finestra rischia più volte di scivolare sul pavimento unto.
Quando poi finalmente la luce del pieno mattino invade la stanza, la scena che le si presenta davanti agli occhi è raccapricciante.
Non molto distante da dove si trova, accanto al letto sfatto, ecco le gambe della contessa intatte fino al ginocchio e con ancora indosso le calze. In mezzo a queste, la testa di lei per metà carbonizzata e tre dita annerite su un mucchietto di cenere scura. Dal soffitto gronda qualcosa che assomiglia a grasso fuso, lo stesso grasso che imbratta anche il pavimento.
La morte della nobildonna scatena dicerie e commenti, tra chi attribuisce la sua fine a un fulmine globulare e chi all'intervento del maligno.
Quello che resta della contessa Cornelia viene sepolto, ma non la sua storia, che diventerà un aneddoto ripreso, tra gli altri, da Giacomo Leopardi e da Charles Dickens.
Dickens cita la Bandi nella sua prefazione a Casa desolata e non lo fa a caso, dato che uno dei protagonisti del romanzo farà la stessa fine della nobildonna. “Di casi come questi”, scrive, “se ne annoverano più di trenta”

Comentários