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Bruges la morta, Georges Rodenbach

  • Immagine del redattore: Cristian Scalambra
    Cristian Scalambra
  • 18 dic 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 25 dic 2024




"Bruges la morta" è l’opera più celebre di Georges Rodenbach, scrittore belga di lingua francese, appartenente alla corrente simbolista, che visse nella seconda metà del XIX secolo, oggi praticamente ignorato dalla nostra editoria ma che ha avuto una grande influenza sulla letteratura italiana (e non solo) del primo ‘900, in particolare sui crepuscolari.

E’ un romanzo breve, ambientato, come dice il titolo, in una delle più belle città belghe, Bruges, della quale chiunque vi sia stato ha sicuramente subito il fascino. Oggi la città fa parte dei circuiti turistici internazionali, per cui è difficilissimo coglierne le atmosfere raccolte ed intime che permeano il romanzo; tuttavia, se si abbandonano le strade principali e ci si rifugia in qualche vicolo solitario magari fiancheggiato da uno dei tanti canali, è ancora possibile immergersi nel clima di dolce ed infinita decadenza che la caratterizza. Come per tutte le città morte, questo clima ha origini estremamente concrete: nasce dalla decadenza dell’importanza economica della città; nel caso di Bruges deriva dall’insabbiamento del canale che la congiungeva al mare, avvenuto alla fine del XIV secolo, che aveva dirottato l’asse dei traffici commerciali della zona verso la vicina Anversa.

La storia narrata è quella di Hugues Viane, un agiato quarantenne che cinque anni prima ha perso l’amatissima moglie e che decide di andare a vivere a Bruges, città in sintonia con la sua tristezza, visto che non riesce a elaborare il lutto. Nella sua grande abitazione conserva come reliquie, in una stanza dove neppure la fedele domestica Barbe può entrare da sola, alcuni ritratti della defunta e soprattutto, in una teca di cristallo, una lunga ciocca dei suoi biondi capelli. Una sera, mentre passeggia per la città brumosa, nota una giovane donna che gli appare identica alla moglie: scopre che si tratta di una ballerina di teatro, ne fa la conoscenza e diventa il suo amante. Nonostante sia il bersaglio preferito dei pettegolezzi della piccola e bigotta città, egli è sereno, perché considera la sua nuova relazione come un insperato rinnovarsi del suo perduto amore, e vede in Jane Scott la reincarnazione della morta. Senza parlarle del suo passato, costringe Jane a somigliare sempre più alla moglie, sino a farle portare i vestiti di lei. Quando si rende conto che Jane è un essere volgare, che tra l’altro lo tradisce, cerca di lasciarla, ma non ci riesce per l’attrazione carnale che sente verso di lei; da qui la vicenda volgerà rapidamente in tragedia.

I cinefili avranno sicuramente ravvisato in questo breve riassunto le affinità della storia con quella narrata da Alfred Hitchcock in “La donna che visse due volte (Vertigo, 1958)”, a testimonianza dell’influsso che “Bruges la morta” ha avuto nel ‘900 nella letteratura, nella musica e nel cinema. Permane, terminata la lettura, il desiderio di visitare Bruges, magari in autunno, per vedere se è ancora possibile smarrirsi nel suo eterno e triste alone di città "morta"



Frontespizio prima edizione italiana. Voghera 1907
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