I LIBRI GIALLI - ARNOLDO MONDADORI (1929-41)
- Cristian Scalambra
- 9 dic 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 12 dic 2024

Quest’articolo si potrebbe a buon diritto intitolare “un giallo nel giallo”, visto che incriminata
è la collana più blasonata e ricercata in assoluto dai collezionisti che porta il nome di “I libri
gialli Mondadori”.
Frutto del felice connubio di un editore preparato e lungimirante: Arnoldo Mondadori
(1899-1971), di un direttore editoriale visionario: Luigi Rusca (1891-1986) e di quel raffinato
uomo di lettere nonché poeta sensibile che fu Lorenzo Montano (al secolo Danilo
Lebrecht, 1896-1958), destinata esclusivamente al circuito delle librerie, per una clientela
di fascia medio-alta, fece la sua comparsa nell’ottobre del 1929 con quattro volumi
cartonati, senza numerazione, con illustrazione al piatto, opera di Alberto Bianchi.




I volumi vennero distribuiti tutti e quattro assieme per “tastare il polso dei lettori” e valutare
eventuali modifiche in corso d’opera; le correzioni di rotta furono immediate e le
riscontriamo già con il numero 5 visto che Rusca, non soddisfatto dal lavoro di Bianchi,
decise di arricchire la collana con una caratteristica sovracoperta a colori opera di un
illustratore di origine olandese, ma già molto attivo in Inghilterra, che si firmava Abbey
(Salomon van Abbé, 1883-1955). Il suggerimento, come del resto tanti altri, era venuto dal
vulcanico Montano, amante di questo particolare genere narrativo e profondo conoscitore
delle tendenze librarie del mercato anglosassone e d’oltralpe, dove una collana similare,
creata da Albert Pigasse con il nome di "Le Masque" era presente già dal 1927. Abbey
terrà banco per le cover fino al N. 135 poi sostituito da Away (Curt Caesar), in quanto nel
1936 i rapporti con la casa editrice si interruppero, stante le sanzioni comminate all’Italia
come diretta conseguenza dell’avventura coloniale in Abissinia.
Riparte dunque la collana ma con veste nuova, una sgargiante sovracoperta gialla che
dona eleganza ai libri, si ristampa, etichettandolo con il numero 1 al dorso “La strana
morte del signor Benson” di S.S. Van Dine (The Benson Murder Case, 1926) , il numero 2
“L’uomo dai due corpi” di Edgar Wallace (Captains of Souls, 1922) , il numero 4 “Il mistero
delle due cugine” di A.K. Green (The Leavenworth Case: a Lawyer's Story, 1878) e via
così fino al numero 266 che nell’ottobre del 1941 decreta la conclusione della collana. Ma
il numero 3? L'antologia di R. L. Stevenson dal titolo "Il Club dei suicidi" venne o no
ristampata? In caso affermativo, perché al giorno d’oggi non se ne trova traccia? Possibile
che il libro sia stato ristampato e non sia sopravvissuto fino ai giorni nostri?
Completo forse no, ma vista la tiratura, almeno rilegato, mutilo, sarebbe dovuto comparire, magari in
qualche sperduta biblioteca o polverosa cantina. Perché non si conosce l’esistenza di
un’eventuale ristampa?
I pareri dei collezionisti a tal proposito sono discordanti, i più sostengono che non ci fosse
bisogno di ristampare l’opera di Stevenson in quanto, non essendo propriamente un giallo,
aveva venduto di meno e quindi non necessitava di essere ripubblicato. Ma se teniamo
per buona questa teoria e diamo per scontato che Mondadori avesse delle copie
invendute, a maggior ragione perché non scopertinarle e riciclare il materiale con una
ristampa resa più accattivante dalla sovracoperta, invece di destinarle al macero? Ed
inoltre, non avendo apposto numero ai primi quattro nati, perché saltare il numero 3 nella
nuova veste editoriale e non numerarli semplicemente 1-2-3? O, perché no, inserire un
numero 4 come sostituto del buon Stevenson?
Affidiamo questo mistero ai nostri lettori nella speranza che qualcuno possa restituirci il
sonno notturno fornendoci la soluzione.



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