“il problema della cella numero 13”
- Cristian Scalambra
- 12 dic 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Strano come il destino mescoli le sue carte, lo scrittore statunitense Jacques Futrelle,
creatore del celebre problema di escapologia : “il problema della cella numero 13” (The
Problem of Cell 13 [1905]), perì nel 1912 a soli 37 anni nella più grande trappola mai
costruita dall’uomo.
Futrelle, americano, giornalista, direttore teatrale e scrittore di gialli, nacque nel 1875 in
Georgia, acquisì la fama nel 1905 con la pubblicazione sul quotidiano “Boston American”
dei sbalorditivi casi del professor Augustus S.F.X. Van Dusen: tra gli altri, "La macchina
pensante".
Ma la sua opera più riuscita fu "Il problema della cella numero 13".
La trama vede il brillante Professor Van Dusen, alias La Macchina Pensante, accettare,
durante una cena tra amici, una sfida all’apparenza impossibile, ovvero farsi rinchiudere in
una cella di un carcere di massima sicurezza ed evadere entro una settimana, utilizzando
nient’altro che il proprio intelletto e soluzioni logiche che la maggior parte delle persone
non considererebbero mai.
“..Chiudetemi in qualunque cella di qualsiasi prigione, dovunque ed in ogni momento, con
indosso soltanto normali abiti, ed evaderò entro una settimana”.
Van Dusen accetta la sfida con la sicurezza al limite dell'arroganza che lo contraddistingue
ed un’ora dopo viene condotto nella cella numero 13 dell’ala più severa della prigione di
Chisholm.
Riuscirà a evadere? Evidentemente sì e infatti non è tanto la ricerca di un inutile colpo di
scena il fulcro del racconto, quanto la scoperta di come diavolo il Professore Van Dusen
riuscirà a gabbare tutti quanti.

Futrelle, scrittore di enorme talento, vide però spegnersi la sua brillante esistenza pochi
giorni dopo il suo 37esimo compleanno, il 15 aprile del 1912. Una data che rimanda a un
fatto storico molto noto e molto tragico.
Impegnato con la moglie Lily May (nata Peel) in una fruttuosa trasferta in Europa dove si
assicura un buon contratto per la cessione dei diritti delle sue opere nel Vecchio
Continente, sente la nostalgia dei figli e decide assieme alla consorte di anticipare il ritorno
a casa. All’epoca il viaggio attraverso l’Atlantico avveniva in nave e dunque perché non
provare quella che veniva presentata come la più evoluta e veloce al mondo? Già, proprio
il Titanic, che salpò il giorno dopo il compleanno di Jacques.
La moglie, sopravvissuta, ricordò come la morigeratezza nel bere fosse costata
probabilmente al marito la vita. Infatti, la sera prima della partenza i coniugi Futrelle
rimasero a festeggiare fino a tarda notte insieme a degli amici. "Se si fosse ubriacato", si
rammaricò, "forse la mattina dopo non se la sarebbe sentita di partire. E sarebbe ancora
vivo".
La fatidica sera del 14 aprile 1912, i coniugi Futrelle cenarono con Irene ed Henry B.
Harris. Dopo che la nave entrò in collisione con l'iceberg e cominciò ad affondare, quando
i passeggeri furono invitati a prendere posto sulle scialuppe di salvataggio, Jacques
incoraggiò la moglie a salire su una delle scialuppe di salvataggio: egli la scortò sino
all'imbarcazione numero 9, riempita quasi a capacità. La signora Futrelle esitò e
passarono interminabili minuti sino a quando un ufficiale la costrinse salire sull'ultimo
canotto disponibile.
Lily May fu riluttante a lasciare il marito, ma lui insistette e le disse: "È la tua ultima
occasione per andare", e fu così che Lily May Futrelle si mise in salvo.
Jacques, a quanto riferito dai testimoni sopravvissuti, rimase a salutare la partenza della
moglie, sul ponte, in compagnia del colonnello John Jacob Astor, e si mise a fumare
l’ultima sigaretta.
Una volta ormai sana e salva sulla “RMS Carpathia", Lily May Futrelle ebbe a dire:
"Adesso posso piangere!".
Jacques Futrelle s'inabissò con il TITANIC ed altre 1517 persone; il suo corpo non fu mai
recuperato.
L'uomo passò a miglior vita ma il suo personaggio letterario visse ancora per qualche
tempo, infatti altri suoi due romanzi vennero pubblicati postumi qualche anno dopo.
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