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L’opera immortale di Emilio Salgari

  • Immagine del redattore: Cristian Scalambra
    Cristian Scalambra
  • 25 dic 2024
  • Tempo di lettura: 3 min


Emilio Salgari (21/08/1862 - 25/04/1911)
Emilio Salgari (21/08/1862 - 25/04/1911)


SALGARI, Emilio. – Nacque a Verona il 21 agosto 1862, secondogenito di tre fratelli.

Il padre, Luigi, era possidente terriero e commerciante di panni, e la madre, Luigia

Gradara, proveniva da una famiglia benestante veneziana.

I Salgari, in Valpolicella fin dal Seicento, si occupavano di attività agricole, nel tempo

ampliarono le loro proprietà e all’inizio dell’Ottocento un ramo della famiglia si stabilì a

Verona, dove era nato il padre.

Giovane, aspirava a viaggiare, solcare gli oceani per raggiungere terre lontane e

selvagge. Una passione alimentata dalla curiosità e dalla lettura di avventure, di riviste di

viaggio, dalla consultazione di atlanti geografici e repertori naturalistici. Fu logico per lui,

abbandonati gli studi tecnici, raggiungere Venezia nell’ottobre del 1878 per iscriversi da

uditore all’Istituto nautico al fine di diventare capitano di gran cabotaggio, ma non

conseguì mai il diploma.

Tornato a Verona sul finire del 1882, esercitò attività che non ebbero successo: prima con

una biblioteca circolante, poi con una rivendita di bicicli e velocipedi. Intraprese quindi la

via del giornalismo, che sentiva essergli congeniale. Alla Nuova Arena lavorò come

cronista, redattore e appendicista dall’estate del 1883 sino al marzo del 1885, per passare

poi all’Arena, dove rimase fino al 1893. In meno di due anni scrisse per la Nuova Arena un

lungo racconto e due romanzi di appendice, Tay-See, La Tigre della Malesia e La favorita

del Mahdi, dando vita fin dai suoi esordi letterari alla saga del principe bornese Sandokan.

Giovane e vivace, si distinse come ciclista (fu presidente fondatore del Circolo

velocipedistico veronese), ginnasta, schermidore della società sportiva Bentegodi con la quale organizzò impegnative passeggiate di ginnastica in provincia. Nel marzo del 1887 morì sua madre e quel lutto lo segnò per sempre. Il venticinquenne che entusiasmava i concittadini con i suoi scherzi, lo sportivo che si esibiva nelle palestre e nelle piazze, il brillante giornalista scomparve. Dovette contare solo su sé stesso e prendersi cura della sorella fino alla morte di lei. Conscio di non poter dissipare le proprie energie in molteplici direzioni, accettò di non appartenere al giornalismo e alla politica, ma alla letteratura.

Nacque così il più grande narratore italiano di avventure.

[cit. Enciclopedia Treccani]


I suoi romanzi conquistarono numerose generazioni di lettori: come nessun altro egli

seppe creare vicende, eroi e scenari pittoreschi e appassionanti. Il funereo Corsaro Nero o

l’irruente Sandokan come pochi altri protagonisti della nostra letteratura sono assurti

all’empireo dei personaggi di fantasia conquistando l’immortalità.

Il Corsaro Nero è uno dei più famosi e fortunati romanzi d'avventura di Emilio Salgari, il

primo di una serie di cinque opere collettivamente note come ciclo de "I corsari delle Antille". I primi due romanzi hanno come protagonista il personaggio del Corsaro Nero (Emilio di Roccabruna, signore di Ventimiglia e di Valpenta); il terzo narra le gesta di sua figlia Jolanda; nel quarto troviamo Enrico, figlio del defunto Corsaro Rosso e nel quinto sua sorella Ines.

Il primo romanzo inizia con due filibustieri, Carmaux e Wan Stiller, che vengono ripescati

dalla "Folgore", la nave del Corsaro Nero, al largo della Tortuga. Una volta a bordo, i due

raccontano al comandante che il fratello, Enrico di Ventimiglia meglio conosciuto come

Corsaro Rosso, era stato impiccato nella piazza di Maracaibo per ordine di Wan Guld,

governatore della città. Emilio decide così di recarvisi a Maracaibo per trafugare il

cadavere del fratello e dargli degna sepoltura.

Il ratto riesce e a bordo della “Folgore”, mentre la salma del fratello viene calata in mare,

Emilio pronuncia il terribile giuramento che lo vedrà implacabile giustiziere votato alla

distruzione del bieco Wan Gould e di tutta la sua stirpe.

La prima edizione italiana fu pubblicata nel 1898 dall’editore A.Donath di Genova, in 23

dispense di 16 pagine, a 15 cts. cadauna, corredate da 22 splendide illustrazioni opera di

Giuseppe Gamba. Seguirà nel 1899 la prima edizione in volume; indi la seconda datata

1901; la terza del 1904 e la quarta del 1908.



Manifesto originale che reclamizza l'uscita dell'opera 102x70 cm
Manifesto originale che reclamizza l'uscita dell'opera 102x70 cm

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