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La Bestia del Gèvaudan

  • Immagine del redattore: Cristian Scalambra
    Cristian Scalambra
  • 5 set 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 26 set 2024



Illustrazione ottocentesca della Bestia



Le leggende riguardanti i licantropi, o lupi mannari, hanno caratterizzato buona parte dell’Europa Medioevale, ma le origini della Bestia del Gévaudan affondano le radici in un’epoca successiva, qualche anno prima della Rivoluzione Francese. La creatura, che fino ad oggi non è stata identificata con certezza, iniziò a terrorizzare il popolo di Gévaudan, una provincia del sud della Francia.

Il Re di Francia, Luigi XV, venne rapidamente a conoscenza degli eventi, e offrì il proprio supporto affinché la Bestia venisse finalmente uccisa. Come contromisura mandò 56 Dragoni, uomini armati sia a cavallo sia a piedi, coadiuvati dai 400 volontari del Clermont, tutti comandati da Jean Boulanger Duhamel, il quale avvistò la Bestia più volte senza riuscire ad ucciderla.

Duhamel ebbe a dire:

“La Bestia è un ibrido mostruoso: assomiglia ad un Lupo ma è grande quanto un vitello”


Illustrazione tratta dal volume La bestia del Gevaudan di Élie Berthet


Il Re mise una taglia sulla testa della Bestia: 6000 livre, che sommate a quelle di vescovo e provincia arrivavano a 9400 livre: l’equivalente necessario a comprare 100 cavalli

A seguito degli insuccessi dei militari, Luigi XV inviò un nobile, Jean-Charles D’Enneval, che interpretò la caccia in modo molto diverso, decisamente più solitario. D’Enneval e Duhamel avrebbero dovuto collaborare ma, naturalmente, entrarono in aperto conflitto. Da Parigi arrivarono ordini perentori: il Capitano e i suoi Dragoni avevano fallito, dovevano rientrare immediatamente.

La prima azione registrata di D’Enneval fu del 13 Aprile 1765: una battuta di caccia con obiettivo una lupa che sembrava corrispondere alla descrizione. L’animale venne ucciso, ma senz’altro non era la famosa Bestia mangiauomini.

La Bestia continuò durante tutto il 1766 a mietere vittime, sino ad arrivare al giugno del 1767. Durante questo periodo, quasi due anni, vennero organizzate numerose battute di caccia, ma a morire furono soltanto lupi “innocenti”. 

Il 19 Giugno di quell’anno Jean-Joseph de Chateauneuf Randon, Marchese del Gévaudan, organizzò una battuta con 12 uomini, e Jean Chastel, uno di loro, si trovò faccia a faccia con la Bestia, riuscendo finalmente ad ucciderla.

L’animale, con ogni probabilità era davvero l’antropofago (o uno degli antropofagi) che aveva terrorizzato la zona nei tre anni precedenti, morì sotto i colpi del cacciatore, e gli attacchi terminarono. La bestia si avvicinò a Chastel senza attaccarlo, un particolare che si rivelerà importante per le successive ipotesi. Il colpo usato, vuole la leggenda, era un proiettile d’argento, circostanza che alimenterebbe le ipotesi sul mostro/licantropo.

Il numero dei morti attribuiti alla “Bestia del Gévaudan” varia a seconda delle fonti, ma uno studio del 1987 stimò che ci fossero stati 210 attacchi, con 113 vittime (di cui 98 parzialmente divorate) e 49 feriti.

La leggenda diventò romanzo, la prima traduzione italiana mutuata dal francese, La bestia del Gevaudan di Élie Berthet, risale all’ottocento, casa editrice Gallizzi anno 1858.


frontespizio della prima edizione italiana

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